Edwin Cerio: quando architettura e arredo si fondono – “Den”

domenica, 20 giugno 2010

Edwin Cerio è una di quelle icone intramontabili. E trasversali. Chiunque, a Capri, ma non solo, ascolti quel nome lo associa infatti ad una delle sue molteplici caratteristiche e peculiarità, scrittore sapiente e sarcastico, naturalista appassionato, strenuo difensore del paesaggio caprese, galantuomo impeccabile. E, cosa forse meno nota, progettista di alcune delle più interessanti dimore realizzate sull’isola tra le due guerre, ricche di rimandi alle antiche tradizioni costruttive isolane, ma anche al più aggiornato dibattito architettonico europeo.
Analizzando la sua sapiente e misurata modalità di pianificare ed aggregare in successione spazi di vita di forma e proporzioni corrette, emergono con grande chiarezza queste molteplici suggestioni di cui la sua architettura si nutre. Oltre all’attento riuso di tradizionali soluzioni ‘alla caprese’, infatti, (volumi puri coperti con volte estradossate, scale esterne, logge voltate, pergolati con colonne rustiche e pali di castagno, panche in muratura ed elaborati comignoli), è facile trovare nelle sue abitazioni derivazioni dalla tecnica progettuale delle imbarcazioni, frutto maturo delle sue giovanili esperienze di ingegnere navale, che gli consentono di modellare degli ambienti perfettamente dimensionati, in cui tutto lo spazio è sfruttato alla perfezione. Ma a questi riferimenti di derivazione per così dire ‘navale’ si aggiungono anche, a comporre una miscela del tutto particolare, delle influenze razionaliste ed organiciste, che danno un respiro internazionale alla sua attività di progettista. Le prime si avvertono in special modo nella marcata semplificazione del linguaggio e del vocabolario architettonico, nella denuncia esplicita della struttura e nella stessa riduzione al minimo degli spazi, mentre al vocabolario organicista si devono lo studio di alcune sistemazioni planimetriche sia esterne che interne, l’adattamento all’orografia ed alla natura del sito, la fluidità della conformazione degli spazi.
Proprio l’architettura ’spontanea’ mediterranea, hanno osservato molteplici studiosi, può essere vista come precoce precorritrice del funzionalismo e del razionalismo dominanti in Europa in quegli anni, nella sua tendenza all’ ‘existenz minimum’, al giusto dimensionamento di piccoli ambienti, alla negazione di ogni spreco di spazio, ma anche nella sua libertà compositiva, legata esclusivamente alle esigenze funzionali degli abitanti, nel suo assoluto rifiuto di fronzoli ornamentali.
Nella tecnica compositiva di Cerio è evidente la riproposizione e la reinterpretazione di quest’aspetto funzionalista della tradizione mediterranea, associata ad una straordinaria abilità nel comporre spazi minimi perfettamente adatti agli scopi. Cerio sviluppa una tecnica progettuale personale e sapiente, che dona alle sue case un equilibrio ed una fluidità del tutto eccezionali, sia negli interni che negli studiatissimi e conchiusi spazi esterni. Spazi in cui l’architettura e l’arredo si fondono, mediante l’uso di panche in muratura, nicchie ed alcove, ‘cucite’ su misura e destinate ai più svariati rituali dell’abitare

Andrea Nastri

Pubblicato su: Den n°10 – Ottobre 2008

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